Mi dedico

Mi dedico il matto
come canto di lucciole
o di cosce d’albero.
Ho le arterie rancide
dei compassionevoli.
L’inclinatura
dei prodigiosi, oh!
Decima lo scempio degli
alveoli in pompa magna
in letargie orgiastiche
per meningi spossate.

Menischi atrofici
rotulano titubanze
in movenze da
passi per vecchi.

Che ci si ripigli così:
sotto uno spasmo
di classica
e l’evanescenza
dell’erba al sole.

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