Mi mettete in posa su un carretto dipinto
e non sentite, fra le giunture molli
i fruscii delle ortiche.
Nessuno
sente.
Eppure le mie grida sono grida; a volte
tracciano bestemmie nella sabbia calda
sotto il piede del venditore di braccialetti.
Mi avete disegnato addosso
piccole pervinche assetate
mentre la carne si disfaceva
nell’erba alta: lasciatemi
ora! Lasciatemi essere
la sedia zoppa accanto alla finestra,
una statua di polvere e di odori appassiti
nell’ebete azzurrità che confonde gli strappi.