LE CILIEGIE (che ho raccolto per te)

Ha già un velo di crespo la buccia
delle ciliegie raccolte ieri
per te ma leggero, poco più
di un corrugarsi svelato
e celato dall’oscillare improvviso
di una luce traversa
e noi
senza fatica si può recitare
di non averlo notato
che non si rattristi
la tua bocca che adesso le accoglie
rosse
tra le rosse labbra come lingue
rosse di amanti
e non dar mostra
di percepire che anche la polpa
oggi si arrende e si lascia fendere
dai denti quasi senza schioccare.
Ha una nota di troppo
ma breve, il maturo delle ciliegie
che ho colto ieri per te, un passo,
non uno di più, oltre il colmo
e noi ci facciamo distratti
per non ascoltarla e godere la nota
seguente e sentire allagarci le guance
lucide e tese come scese dal ramo.
Sono fresche com’erano ieri
le ciliegie che ho colto per te
e tu
tu prendine ancora
prendine e chiudimi gli occhi
con gli occhi chiudimi
gli occhi e deponi
come un uovo scarlatto
dalla tua alla mia bocca
un frutto
scaldato da un sole
che non può tramontare.

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