Mi mangio le unghie e poi ti lamenti che
non riesco a smettere; non ricordi
il gusto che lasciava
la bicicletta vecchia, e non mi frughi
nella treccia per trovarci le pezze
e le nenie che mi canto
come se mi avessi guardato dormire. Oggi
quel poco di azzurro si scioglie via
dagli occhi
con l’agro dei mandarini e il credersi blasé
di quando ci baciavamo sotto i tavoli
e ci pensavamo tra vent’anni
senza stanchezza