LIBRIDINOSI | Scurau – Giuseppe Nibali

Illustrazione di Ilaria Mai

 

Ultima voce chiama il sangue.

Campo cruento gli uomini, altro sangue per le donne:
è il giorno. Tutti sono convocati, vecchi e nuovi
viventi aspettano un gesto per sbranarsi. Il rivolo
aspettano, verticale sullo sterno, il morituri stabilito
dalla nascita, nella nascita futura rivelato. È tempo
adesso per il sesso tra gli attori, gambe nude, lividi
dai piedi fino all’ano serpi, piaghe fili lo sfondo fuori
anche case, molte, come in cerca vergognosa della luce.
Altro mai, nemmeno nella voce, nella voce ultima

(dalla sezione Antropocene)

 

 

fanno spavento le cose del mondo e si dovrebbero lasciare:
un figlio chiede al padre dell’auto crollata nel vallone.
Si dovrebbero lasciare, mentre insieme guardano la televisione
dal divano. Lei lunga distesa, il suo collo e ciò che precipita
insieme a noi e alla Terra e si fa freddo mistero.

In futuro poi il lampadario di carni e scheletro, faranno
come fossero statue di rettile nel diorama. Diranno si amavano,
guarda, lei ancora tiene la testa poggiata sulla spalla.
Non hanno sentito nulla dal globo durante il lungo crollo
(mesi, anni), è stato come spegnere tutto, un velo, un tuono.
Entrarci ancora vivi, dentro il nero

(dalla sezione Predazione)

 

 

Scurau, u senti stu scuru ca ni pigghia? Statti ccà. Resta,
è longa a nuttata, e non chianciri, basta. I casi ‘i spunnaru.
‘I spunnau n’ventu chinu e’ jorna. Trasi e talìa a me vesti,
a morsi a morsi ppi ttia, ppi quannu nascisti e ppi to patri
ca u chiamai tutt’u tempu e non m’arrispunniu ancora.
Veni cà, non chianciri. Intra’a chiesa parravanu ro nfernu,
u parrinu s’infucau e avìa l’occh’i fora; ppi lu scantu
t’incaccau l’ogghiu supr’a testa. Sulucà, pri thri ghiorna,
lucìu a festa.

Ha fatto buio, la senti questa oscurità che ci prende? Rimani qui.
Resta/ la notte è lunga, e non piangere, basta. Hanno sfondato le
case./ Le ha sfondate un vento pieno di giorni. Entra e guarda la
mia veste, fatta a brani per te, quando sei nato e per tuo padre/
che ho chiamato tutto il tempo e non ha risposto ancora.// Vieni
qua, non piangere. Dentro la chiesa parlavano dell’inferno, il
prete si è infuocato e aveva gli occhi di fuori; per lo spavento/ ti
ha premuto l’olio sulla testa. Solo qui, per tre giorni,/ si è
illuminata la festa.

(dalla sezione Scurau)

 

SCURAU di Giuseppe Nibali (Arcipelago itaca Edizioni, 2021)
Postfazione di Tommaso Di Dio
Illustrazioni di Ilaria Mai

Scopri di più: https://arcipelagoitaca.it/collections/libri-in-uscita/products/scurau-di-giuseppe-nibali

 

 

Giuseppe Nibali è nato a Catania nel 1991. Si è laureato in Lettere Moderne e in Italianistica a Bologna dove è stato membro del Consiglio Direttivo del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università. Giornalista Pubblicista, è direttore responsabile di ”Poesia del nostro tempo” e curatore del progetto Ultima. Collabora con ”Le Parole e le cose”, ”La Balena bianca” e con il magazine ”Treccani”. Ha pubblicato i libri di poesia: Come dio su tre croci (Edizioni AE 2013) e La voce di Cassandra – Studi sul corpo di una vergine.

 

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