L’indovinello

-Tanto più l’hai guardata e più ti si avvicina, tanto meno la pensi e le concedi sguardi. Secondo te cos’è?- Nicola si appoggia allo schienale con la faccia di chi sta ripetendosi la domanda per trovare una risposta logica. Quello che ha davanti è il tavolino nel dehor del ‘loro’ bar, dove quasi ogni giorno si vedevano dopo il lavoro per dimenticarne l’aridità e nutrirsi delle loro risate, delle sciocchezze che le scatenavano e delle loro riflessioni che a volte prendevano direzione in profondità inaspettate; entro poco più di un anno sarebbero andati in pensione e già c’era la promessa di mantenere la preziosa consuetudine.

Era abituato Nicola alle domande improvvise dell’amico che coi suoi piccoli enigmi gli muoveva la mente in mille pensieri e Silvano sorride guardandolo arrovellarsi, ma è un sorriso non del tutto divertito. Osserva i capelli quasi bianchi dell’amico e si passa la mano sulla testa liscia che aveva prevenuto l’incanutirsi con una opportuna calvizie.
Quanti anni erano che si conoscevano? Inutile fare i conti, ma erano davvero tanti, avevano attraversato ogni tipo di giorno, dal più chiaro al più buio, senza perdersi, l’uno contrappeso dell’altro nei voli e nelle cadute.

Silvano si porta in avanti e batte il palmo sul tavolino, come per scuotersi i pensieri dalle spalle:
-Allora, hai la risposta?- Nicola sollecitato riemerge da lontano: -mah, la donna è troppo scontato, la fame no, non si riesce a non pensarla quando c’è, forse la verità? Potrebbe essere, perché pensavo che difficilmente davvero la vogliamo conoscere, è la verità?-
-no amico mio, è la morte-
-la morte?? A lei davvero non pensavo-
-vedi , quindi, che è la risposta giusta?-

E battendogli una pacca sulla spalla si avvia verso casa.

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