LUNA DAY (Dio c’è)

Mi permetto oggi di aggiungere alle molte argomentazioni addotte nei secoli per dimostrare incontrovertibilmente l’esistenza di Dio, un mio personale costrutto teorico, nato dalla semplice osservazione della natura (Physis o Φύσις) e perciò rientrante nel filone di spiegazioni di carattere fisico, appunto, o teologico che rintracciano nel sublime ordine dell’universo la necessità di una potenza ordinatrice e di un fine superiore.
Il primum movens del mio ragionare scaturisce, come spesso avviene, da uno spettacolo che è sotto gli occhi di tutti, e proprio in quanto apparentemente banale, corre facilmente il rischio di finir sottovalutato.
Come mai, mi domandavo guidando questa mattina verso il travaglio quotidiano, il tempo è sempre radioso e splendente nel giorno che chiamiamo Lunedì (Monday, Montag, Lundi, понедельник), mentre si tingono dei colori dell’apocalisse la Domenica e festivi?
Va da sé che la nostra suddivisione del tempo non dovrebbe essere altro se non una convenzione ad uso umano, completamente estranea alle dinamiche astronomico-gravitazionali che creano l’avvicendarsi del giorno e della notte su questo piccolo pianeta di questo altrettanto piccolo sistema solare e ancor di più alla nostra periodizzazione in base sette (numero di origine chiaramente magico-esoterica) dei giorni dell’anno.
Eppure provati tu a fare un picnic di domenica o scegliere a questo scopo un qualsivoglia lunedì.
Non c’è gara, via. E’ un dieci a zero senza storia.
Anche volendo trascurare che i sandwich si consumano malissimo con una mano sola, mentre l’altra è impegnata a tenere l’ombrello, sono moltissime le attività connesse al “déjeuner sur l’herbe” che vengono rese difficoltose o impossibili dalle condizioni atmosferiche mediamente imperanti in un giorno domenicale. Il barbecue, ad esempio. E’ una pratica che non si giova affatto della grandine, non ve ne foste accorti. E non parliamo dell’obbligatorio pisolino postprandiale all’ombra di albero fronzuto, obbligatorio, certo, ma reso pericolosissimo e a volte micidiale da quel migliaio di ampere, cento più cento meno, che scorre in un fulmine di media lunghezza.
Sciocchezze, direte voi, miraggi, distorsioni fantozziane della mente frustrata di un piccolo ometto superstizioso, querulo e pessimista.
Na, na, na, miei cari.
Ho fatto personalmente la statistica dei fulgidi sfolgoranti sfavillanti splendidi scintillanti lunedì seguiti a tediosi cinerei grevi foschi lividi fine settimana nel corso degli ultimi vent’anni e il risultato si è subito imposto a me, indubitabile nella sua incontrovertibile evidenza.
Come chi si risveglia da un lungo comatoso sonno della ragione, d’un tratto ho tutto compreso.
Non esisteva alcun misterioso legame tra la mia tovaglia a quadretti rossi e l’abbassarsi subitaneo della pressione atmosferica. Non era il mio indossare le pinne che attivava per vie non ancora chiarite il moto ondoso e l’accelerazione delle correnti marine più gelide e vorticose. Non era il bisogno di raggi solari della mia cute sbiancata dai neon che provocava l’eclissi dell’astro amico e la cessazione istantanea della mia sintesi di vitamina D.
Era l’essenza della festività, la ragione di tutto.
La domenica dei poveracci, il ferragosto degli sfigati, il primo maggio dei pezzenti, la pasquetta degli scalognati.
Milleedodici su milleequaranta. Novantasette virgola tre eccetera per cento.
E’ questa la percentuale di celesti fantastici lunedì che hanno atteso fuori dalla soglia di casa i reduci di altrettanti uggiosi plumbei fine settimana tra il 1995 e il 2015 in Italia.
Volete sapere quante probabilità c’erano che una distribuzione del genere avvenisse in maniera casuale? Una su un milione di miliardi, più o meno, ora ricontrollo il calcolo.
Basterebbero queste semplici osservazioni per spiegare in via definitiva vari fenomeni che fino ad oggi avevamo semplicemente accettato senza porci domande. La perenne abbronzatura dei ricchi, per esempio, o l’assenza di piscine e solarium nei giardini degli impiegati del catasto.
Ma è la certezza dell’esistenza di un piano preciso, sopra ogni cosa, e quindi di una mente che lo ha concepito, quel che per primo balza fuori da queste constatazioni.
Resta, questo è vero, da comprendere ancora dove voglia andare a parare questo Dio del quale ho testé dimostrato inequivocabilmente l’esistenza.
Moltissime sono le domande che ancora aspettano risposta.
Perché quando le persone che hanno pochi soldi potrebbero fare le cose, tutte le cose che si potrebbero fare costano moltissimi soldi?
Tutti vedono come in un lunedì di bel tempo, quando pullulano per ogni dove solo facoltosi nullafacenti ed ereditiere, siano facilmente accessibili moltissime splendide gratuite attività come crogiolarsi su una panchina o abbronzarsi il solco intergluteo grazie al semplice ausilio di un distanziatore per natiche del costo di pochi centesimi. E allo stesso tempo ad ognuno risulta evidente come in una domenica uggiosa di fine mese, quando si aggirano a frotte interi stuoli di indigenti, non resti che lo shopping per ammazzare il tempo, specialmente in occasione dei saldi domenicali nei punti vendita Cartier e Louis Vuitton.
Qual’è il senso di tutto questo?
Perché gli ingiusti sono benedetti dal Signore mentre gli umili giacciono inumiditi, spazzati dai venti e non di rado sommersi dalle acque?
Quale oscura maledizione si nasconde nelle feste comandate per spingere l’intelligenza creatrice a boicottare i rinfreschi di matrimoni e comunioni il cui costo sarà smaltito in anni e anni di onerosissime rate?
Perché sugli yacht splende sempre il sole e sulle roulottes in quinta fila nel campeggio la Pineta si abbatte la furia degli elementi? Perché i ricchi frequentano le spiagge di nudisti e i poveri vanno al mare con la k-way e le galosce? E perché la loro borsa frigo imbottita di panini al taleggio e soppressata è destinata a riempirsi in tempi record d’acqua piovana d’agosto mentre i gusci delle ostriche consumate al bordo dei campi da golf brillano sempre ai raggi di un inatteso e tiepido sole d’ottobre?
Sono domande a cui non troviamo risposta.
Forse Dio ha le fattezze di Lapo Elkann e ha mandato sulla terra il suo unico figlio a forma di Marchionne.
Forse nel giorno in cui il Creatore si riposò si ritrovò costretto a passare tutto il tempo con la moglie e la suocera e il Lunedì non gli sembrava vero di tornare a farsi i fatti suoi.
Forse abbandonando un lavoro onesto e una bottega avviata per andare a bighellonare con una combriccola di perdigiorno, il figlio di dio voleva darci un preciso segnale.
D’un tratto credo d’aver capito.
Fermo la macchina e telefono al lavoro che sono malato.
Poi mi siedo e chiudo gli occhi al sole.
E finalmente sto un lunedì in grazia di dio.

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