Vennero a sbranarci
e successe nel sonno sterminato
eppure quando ci svegliammo,
io e te,
ci sentimmo come due luci nel fondo di un lago
Abbracciammo gli alberi
che caddero sulle nostre radici;
malessere e angoscia
ripeterono il loro nome a casaccio
generando un’eco mostruosa dentro te e me
L’antico e il sommo avevano braccia rosse
e quando apparvero davanti a noi,
che ce ne stavamo bidimensionali dormienti
addosso a muri di legno,
la loro voce giunse da un altro universo
moderni e con dita-ruote
cominciammo la mutazione.
Tu avevi capelli di grano da incorniciare
lentamente in una notte azzurra
ti pregai di rimanere così:
un profilo bianco
Io invece diventai ruggine da quattro soldi
ad infettare il bosco primitivo
e allora scrissi un su un foglietto,
di fronte ai tuoi occhi ciechi:
“il tuo problema, anima mia,
è quello di tutti i pastori: i lupi al calar del sole.”