Mappamondo

non quando passo da un capo all’altro del mondo
col dito indicando la città dove starei vivendo o morendo a caso, se per caso vivessi
come un cieco, in piogge lontane
giochi infantili che mi porto dietro queste luci negli occhi come stelle a girare nel tempo
quando avvengo nell’attimo esatto d’un piacere nuovo, quasi felice
che esista davvero un punto tra i mari e i continenti che mi vede
piccolo lembo di campagna improvvisa o perduto rancore di oceani
io spavento di carpire un dove sbagliato nel rotare nuvole

non c’era verso scritto ancora eppure
la notte
nel buio della stanza
un magnetismo
illuminava nomi
piccolissimi furori
del dopocena
prima di addormentarmi

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