Maria Luisa Spaziani / Caffè letterario

L’aria mi manca ormai da due mesi, plana
la tundra dell’età. Sfiorisce l’erba
e a poco a poco anche la quercia soffre
nelle antiche radici. Le credevo
baluardo contro il nulla.

Mi aspettavo battaglie, corpo-a-corpo
contro forme visibili. Difficile
rassegnarsi all’insolito. Non lotte,
ma viscidi fantasmi fatti d’aria,
di ossigeno negato.
*

Scaglie

Ah, la gioia si sfalda, anche la vita,
in coriandoli neri. Non più luci
né profumi né abbracci ma un pulviscolo,
scaglie di pelle morta.

Le raccolgo con rete fittissima
come si pesca il plancton. Darà vita
per caso ad un’altra vita?
Delirava
quell’usuraio moribondo, stretto
all’ultimo zecchino.
*

La Storia

E’ un lastricato di petali morti.
Leggeri camminiamo
su ciò che è stato vivo come noi,
si accatastano pagine di storia:
l’antico sangue è carta.

Se ti avvolge il profumo delle viole
è un puro caso. Il tempo ti dà tregua.
Sei e sarai per sempre quel granello
di sabbia nell’infinità del deserto.
*

La Morale Facile

Raccolgo sabbia a secchi. Se ne faccio piramidi
si sgretola, scivola in un sussurro.
Dovevo saperlo: lo splendido passato
era inadatto a fasti imperituri.

Passaggio a Colle Oppio fra i lillà.
Loro sanno rinascere, noi no.
La morale è assai facile: bisboccia
il Colosseo a ogni primavera?

Il Colosseo è soltanto lo specchio
di ogni volto umano che ha vissuto.
E ora è anche il mio: quante rughe
– presto macerie – brillano nel sole.
*

Da “Piccola Suite Musicale”

Il violino saliva, straziato saliva,
sfidava e andava a frangersi in un muro.
Silenzio enorme di ultrasuoni.
Prima
carnalmente ignoravo la morte.

Lei non si lascia alle spalle le voci.
Lei riassorbe in nulla senza vortici.
*

(Da La Tundra dell’età, Ed. Lietocolle, 2014)

Maria Luisa Spaziani nasce a Torino nel 1922. Ancora studentessa, all’età di soli 19 anni dirige una rivista letteraria (“Il girasole”, successivamente chiamata “Il dado”): l’incarico la introduce negli ambienti culturali del tempo, permettendole di pubblicare scritti inediti di autori prestigiosi, sia italiani (Umberto Saba, Sandro Penna, Leonardo Sinisgalli, Vasco Pratolini) che internazionali (Virginia Woolf). Si laurea alla facoltà di lingue dell’Università di Torino con una tesi su Marcel Proust, mostrando quella spiccata propensione verso la cultura francese che la caratterizzerà per tutta la sua vita. Non caso, per molti anni insegnerà lingua e letteratura francese, prima al liceo e poi all’università. Molto vicina a Eugenio Montale, di cui è amica e collaboratrice, nel corso dei suoi viaggi in Francia e negli Stati Uniti entra in contatto con intellettuali della statura di Ezra Pound, Thomas Stearns Eliot e Jean-Paul Sartre. La sua prima pubblicazione poetica risale al 1954 (Le acque del sabato): ad essa seguiranno, fino all’anno della sua morte (2014) numerose altre opere di poesia, narrativa, saggistica e teatro. Traduce diversi autori, fra cui Racine, Gidè, Flaubert, Goethe, Yourcenar. Intensa e varia è la sua produzione per le riviste e i quotidiani, dagli articoli di critica letteraria ai racconti; negli anni Ottanta è anche autrice e conduttrice radiofonica. Apprezzatissima sia in Italia che all’estero, Maria Luisa Spaziani viene più volte candidata al Premio Nobel per la Letteratura, nonché insignita di premi letterari e onorificenze. Tra le sue opere poetiche maggiori si ricordano Luna lombarda (1959), L’occhio del ciclone (1970) e I fasti dell’ortica (1996). La poesia della Spaziani è fatta soprattutto di memoria: una memoria ricca e articolata, i cui dettagli affiorano vivi e intensi come macchie di colore, a raccontare un’indole sensibilissima e profondamente radicata nell’amore. Protagonista è sempre il tempo, visto come la misura della precarietà e perciò stesso della preziosità di tutte le cose umane, un tempo che dà all’anima la sua dimensione e il senso della sua complessità. Quello della Spaziani è un sentire delicato, talvolta venato di malinconia e disincanto, ma sempre racchiuso entro l’equilibrio di un verso elegante, pacato, quasi sussurrato.

Donatella Pezzino

(Immagine: “Ragazza alla finestra” di Salvador Dalì, 1925)

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