Ora che non sento più
la voce di te (e mi dicevi
anche la tinta dei tuoi slip
o se te li eri cambiati) qualcosa
nel dolore infinito
recupero ed è la poesia.
A volte nell’osservare una
nuvola sfioccarsi, ti vedo, Mirta
felice come una donna
nel tessere incanti d’alba.
tu ingenua e maliziosa
con i tuoi amanti rifare l’amore.
A volte il desiderio che tu
non ti sia ammazzata,
che tu sia ancora in carne
e ossa, a darmi gioia mi
semina nell’anima una forza
arcana se anche di notte
scrivo per te morta suicida
(e potevi essere felice).
Ora mi guardi dai laghi dei
tuoi occhi e scorgo tanta gioia
e sento il profumo della tua pelle
ancora, amica Mirta. .
.
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Piazza tesse odi che gli sorgono da un’anima addolorata, non rassegnata per la perdita dell’amica del cuore. Mentre scrive, pare che lei sia presente e tesse incanti d’alba.