Mitorealismo, un estratto da “Fiori del Caos” (Kipple Officina Libraria, 2023)

Vertigine

Mucchio di papaveri sbrecciati in un canto,
tenue sorge una musica che avevamo dimenticato,
la musica del nostro principio.
E non importa se a dirlo in versi è una malinconia,
fu il passaggio e la rosa d’ombra credo
inseguita nel suo dislessico sfiorirsi addosso.
Come quando sulla punta dell‘addio
germoglia il ritorno o come quando la lama dell’attimo
sembra perpetuarsi ben oltre la sua eco.
È una forma di gloria, io credo,
la luccicanza dell’abbandono in tenebroso serpente,
in fantasioso stordimento di forme,
laggiù, spazzate via…
La nostra materia è un filo appeso all’infinito,
un refolo di vento la spezza.
Noi siamo soli
nel guscio della vertigine.

(Ettore Fobo)

*

Arriverà il momento
in cui ci vedremo interi
per la prima volta
luminosi e aderenti
protesi al corpo stellare,
intenti a riempirci le tasche
per rimanere fermi.

(Ksenja Laginja)

*

Ci scoprirai nudi

Voi la chiamate sensibilità, noi non la chiamiamo. Voi definite sensibili noi, voi stessi.
Noi non ci definiamo.
Conosciamo troppo bene il potere delle parole, delle definizioni. E
delle cantonate (a volte lunghe decenni, vite intere) che si prendono
vivendo all’ombra di significati come quello di ‘sensibilità’, quanto
mai vago.
Noi vogliamo prendere le distanze da chi ci mette sotto stessi tetti
di menzogna, da chi ci avvolge in vesti e ci associa a simboli.
Preferiamo stare allo scoperto, nudi, circondati dal silenzio dell’insignificanza.

(Mattia Canovaro)

*

Il silenzio

Il silenzio è la caverna dove goccia a goccia la stalattite prende
forma
è il suolo oscuro da cui il seme germoglia
Tacere non è un dovere
né un tabù
né un precetto segreto
è piuttosto il modo
in cui i desideri vengono custoditi
finché non siano abbastanza forti da reggere la luce scoperta del
mondo
Fatta di realizzazione ma anche di venti distruttivi
Di invidia incredulità e disillusione.
Solo quando i germogli saranno forti, fioriranno
Ed essi stupiranno.
I miracoli nascono di notte,
di inverno
in una grotta.

(Maria Cardamone)

*

Federico II, già Puer Apuliae, volle scoprire l’anima dell’uomo. Fece
perciò rinchiudere due uomini in due botti e lì li lasciò morire. Aprì
quindi le botti trovandovi i corpi irrigiditi ma dell’anima né di uno
né dell’altro v’era traccia.
Forse le botti erano bucate sul fondo.

(Alex Tonelli)

*

Tetri teatri

Tetro teatro è lo scenario.
La tua voce disserta sfocata
rievoca esumato volto stonato
sconnesso emana infonde passato.
Possibili echi di mente, la tua,
creano metamorfosi di corpo
scisso umiliato avvolto nel futuro.
Vagheggio ora utopie di cloni
immensi Universo ricerche profonde
inconsce alla luce porto la tua.
Perdita d’illusione orientamento
espiro grido scevro d’aria lacuna
vita amore lacuna lacuna… la tua.
Tetro tetro è lo scenario.

(Lukha B. Kremo)

da Fiori del Caos, a cura di Ettore Fobo, Kipple Officina Libraria, 2023.

Strutturata come un prosimetro, Fiori del Caos è un’antologia dei dodici autori raccolti nel cenacolo letterario – sicuramente fra le avanguardie più interessanti degli ultimi anni – fondato dallo scrittore Ettore Fobo e denominato Mitorealismo del Sottosuolo.

Concetti chiave del movimento sono il rifiuto della metafisica e della trascendenza, viste come sovrastrutture ingombranti sorte per controllare, imbrigliare e indottrinare la mente umana, impoverendola di tutte le sue risorse creative; e la fede sconfinata nell’immaginazione e nel sogno, sorgenti di quell’inesauribile energia liberatrice che l’uomo trova nel “sottosuolo” di sé stesso e, dunque, di quella forza esclusivamente umana e terrena con la quale il suo “io-nel-mondo” può realizzare e realizzarsi nel modo più autentico.

Mitorealismo è quindi esaltazione del Caos contro la dittatura dell’ordine e degli schemi, nonché rottura radicale con i tradizionali moduli stilistici e linguistici. Ed è, soprattutto, ricerca di una poesia che rifugga dalla comprensibilità come da un prodotto di largo consumo facilmente vendibile e scambiabile: una poesia che abbia il coraggio di disgregare, di annientare, di guardare in faccia il reale dell’umano anche quando è buio e banalità.

Surrealismo, mitologia, istanze filosofiche e letterarie di varia derivazione vi si combinano in percorsi fuori dallo spazio e dal tempo, dove lo spirito può ritrovare nell’incompiuto la propria dimensione ideale.

Ne nasce una fuga di specchi che è discesa senza freni nell’inesplorato, e nella quale la sacralità è solo in quel disordine che è oltre il possibile e l’inesprimibile.

Donatella Pezzino

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