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III
Roma, unica, immensa
e molle deriva di aghi,
schernisce
l’attività immensa dei sensi
mentre la mia faccia segnata
mastica le sillabe
che avete appena letto
Il cielo è lirico di luna
ma non di belle notizie
quando non mi rimane
più nulla per colmare il vuoto
tra il mio corpo
e la stella più vicina,
si riaccende lei,
come luce appena appena visibile
quasi avesse candele
sotto pelle
ed il ricordo di noi
non sarà mai qualcosa
a cui possa chiudere
la porta in faccia
lo annoderò,
insieme ad un sorriso da ragazzo,
intorno al mio viso
come una sciarpa