(di N.05)

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III

 

Roma, unica, immensa

e molle deriva di aghi,

schernisce

l’attività immensa dei sensi

mentre la mia faccia segnata

mastica le sillabe

che avete appena letto

 

Il cielo è lirico di luna

ma non di belle notizie

 

quando non mi rimane

più nulla per colmare il vuoto

tra il mio corpo

e la stella più vicina,

si riaccende lei,

come luce appena appena visibile

quasi avesse candele

sotto pelle

 

ed il ricordo di noi

non sarà mai qualcosa

a cui possa chiudere

la porta in faccia

lo annoderò,

insieme ad un sorriso da ragazzo,

intorno al mio viso

come una sciarpa

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