Non è più tempo

Non è più tempo di scriverne
se in solitudine
emergono solo sassi da questa risaia

il collo è sempre nudo
in questo scivolone d’acqua.
È come un conato, costretto ai vicoli delle dicerie
e io sto male.

Hai mai parlato ad un passo? Hai mai parlato a Dio?
Avete mai udito un uccello morire nella gabbia?

Non è più tempo di scriverne
non è più necessario
affiorare dal buio della carta

Il cordoglio
è solo un passaggio obbligato
sulle punte delle mie braccia
e nulla, nulla sarà come deve,
come era stato programmato
in antichità.

Avete mai udito un uccello morire nella gabbia?

Io sì
ed ha il suono
di mille catene
che non si spezzano.

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2 Comments

Quando il dolore è un grumo talmente compatto e pesante da sopportare, quando ad alleviarlo non ci sono “remedia”, quando la realtà si fa inevitabilmente eco di tutta la sofferenza del mondo, allora nemmeno la poesia sembra servire a qualcosa… Quando i tempi sono così bui e la consapevolezza ha in sé il massimo grado di sensibilità, allora la lotta individuale ha bisogno di altri strumenti, di altre armi, al di là della scrittura e della poesia. Anche a costo di rivivere “di fatto” la morte di un criceto in gabbia, contro le innumerevoli catene con cui l’odierna disumanità del cosiddetto Homo Sapiens ha imprigionato la mente, la coscienza, lo spirito di quanti considerano sacra la vita e la libertà.
Versi molto intensi, fortissimamente sentiti e, soprattutto, totalmente condivisibili…

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