il pensiero, del corpo
no, ché domani
imprevista verrà una pace
ad allagarti
le meningi di quiete
sarà il tramonto del solletico
che fa il polline al petalo
sarà l’alba di un nuovo corpo
e dalla roccia rotta uno zampillo
che ignoravi sarà pensiero.
E verrà dopo
*
Sarà un gioco di specchi
ma chi vorrà cadere
in faccia a specchi
paurosi o specchi impavidi
e chi ti mangerà
o chi t’ignorerà
vuoi comandare?
finire sotto?
Forse uno pari e palla al centro
ma c’è chi dice che si spreca
il tempo che non s’ama
e i bimbi per le strade, contro i vetri
calciano i sogni
che neanche sanno
quale risposta
s’è rotta
*
Il plasma prese forma
una volta per tutte.
Tu con la vita
gli giri intorno
cadi qua e là
conficcando le dita
negli appigli dubbiosi, nella gomma
ma la terra indurita, muro
te la figuri mai
mai come adesso che nella foschia
è sereno e si sente
la perla, una sua sola squama
quello che muta mai
o al massimo va via con una parte
di te nel vento.
Il ricordo della lingua del mollusco
*
Amerai nuovamente
per le opportunità che ti darai
fingendoti cresciuta
ma la bimba ignorante
riderà ancora
e alla magia di un clown
il sacco creperà.
Allevavi farfalle come allora
*
Ama il silenzio
il denso di un segreto
e il ventaglio di chance
che nell’immaginario
l’ego ti dona
e ama il frastuono
il gozzoviglio al porto
il passo che s’annuncia
la presenza sincera.
Per l’ombra che sgomenta e droga
c’è sempre tempo
da perdere
*
Gravidi di tormento e luce
siamo risme dormienti fino al vento
mano santa che un’alba
ci spoglia.
*
Viene infinite volte
la notte in sogno.
Lei fu irriconoscibile
fuggì senza lasciare traccia alcuna
ma l’eterna Bethesda
ora ha un volto di mosto
e ogni parabola
un astro fisso.
Un punto di celeste nella china
*
Odoravi di fumo
sotto le gocce
che proseguivano il cammino
dei fili d’oro
e come un cavo elettrico spellato
ti vibrava l’azzurro
e in esso il sangue
che occhio nudo non vede.
I corridoi ti sono naturali
e fu per quella via
a un passo impercettibile
che tremarono i muri
e uno scroscio rubino
frullò l’aria e disperse
lo stormo delle rondini
*
In molti dove
affluiscono i grappoli di teste
che incontrasti
e lì, di te
il corpo del pensiero spesso andrà.
Chissà se sentiranno
il profumo che indossi
accomodata
nel nulla
a disattendere
il nulla.
Eppure qualche cosa ti ripeti.
Godot ne è l’ombra che mai sfuma
dal retrogusto dei tuoi occhi discinti
sulla vita
*
Vivere a dispetto del nulla
e strappare sorrisi
per raccogliere stelle.
Si mortifichi il buio
almeno questo tempo di passaggio
*
Solo a te la parola
ché a te non serve
se dal fulgido
insieme brilli e incanti
e sconvolgi e stupisci
immobile nel nulla
senza necessità di dire nulla.
Disabitata, diroccata
occhi di gatto e polvere
o finesta divelta
barra d’amore curva
ci troveremo lì
un giorno o l’altro ai piedi
dei tuoi piedi rocciosi
e gravidi d’ovali
ai tuoi seni di marmo gocciolati
latte latte sul margine dei poveri.
Bellezza cruda
fredda canzone muta
e nuda
painting: Ron Hicks