Su quanto la tua gioia
Mi faccia risorgere il viso
E la pelle
Su quanto i tuoi occhi rotondi e languidi
E gli schermi che non hai l’intelligenza
Di assimilare
Mi sono posta non una domanda
Ma una valanga di lettere mentali
Cadute una sopra l’altra sotto il tuo respiro
Leggendo libri di pioggia d’estate
Del Giappone
Ché vorrei correrci attraverso
E portarti sotto ciliegi
Coi canti degli uccelli
Che però sappiamo
Sono urla disperate
E vorrei portarci anche
Le mie gambe
Spingerle con la forza motrice
Di qualche incantesimo
Con l’esofago che lacrima
E tu ci staresti
disteso
Col pelo arancione al sole
Con l’oro
A scodinzolarmi intorno
E capirei la banalità d’ogni cosa
E la facilità pantagruelica
Di tutte le parole
Che sono mongolfiere piene d’aria e fuoco
Di tutte le parole che sono olio
Che sporca per non dire disarma
Per non dire apre chiude frigge ogni possibilità
Di poter emergere e creare vene fino ad Urano
Tutte le parole facili che non hanno
Che semplicemente – non hanno –
E la loro facilità che però si stende sopra
Luci accese di giorno per renderci meno nervosi
E vederci chiaro
Sopra
I canti degli uccelli
Che però sappiamo
Sono urla disperate
E tu aspetta
Aspetta
Col pelo arancione e la tua coda tra i miei piedi
E nell’erba
Sotto i ciliegi
Ché sarebbe facile e per fortuna ci sei
Quando voglio stare con le luci accese
Di giorno, l’ho già detto?
Per rendermi meno nervosa
Ma tu ci sei, coi libri di pioggia d’estate e tutto il resto
Ed io avevo sette anni e adesso conosciamo il mondo
Col sole dorato e le poesie a cazzo
Lasciando interruttori vibranti a metà
Per tutte le settimane
Mentre ci sei a rendermi meno nervosa
Tra le parole egli umani
E i soliti palazzi infilzati
Peggio meglio dentro siringhe o flebo
Tu ci sei e accendi la mia luce facciale
Risorgendo ogni cosa
Mentre mia sorella grida nel letto
E mi ordina con le mani tremebonde orribili
‘stai qua’
Ed io ci sono
Come te, Birillo, con una corsa o senza
Col pelo dorato,
gli occhi neri, liquidi
ad accendere la luce
Anche di notte.