PELLE BRUCIATA di Paola Sanfilippo

Avere vent’anni. In una Sicilia sempre più complicata, soprattutto se non vivi nei grossi centri. E coltivare con rigore poesia. Scrivere per esigenza, necessità. Scrivere per non esplodere. Con la sola maniera con cui lo si possa fare, praticando un’onestà di sentimento. Imparando a conoscersi e a controllare quel flusso di parole, pensieri, immagini e suoni che ad un certo punto invadono la nostra mente e con la confusione del caos reclamano la luce. Cito a proposito due versi dalla raccolta Pelle bruciata : “Osserva chiaramente il buio: / ha qualcosa da dirti”. Saranno gli anni che mi porto addosso, ma ricalcare, tramite la poesia di Paola Sanfilippo, parte di quel percorso in cui giorno dopo giorno si apprende la consapevolezza di doversi spingere oltre ogni forma di apparenza, per leggere ad esempio anche il buio, ebbene, tutto ciò lo vivo come un passaggio, una restituzione. Un risarcimento forse, per tutti gli anni trascorsi sulla linea del fuoco, a diffondere poesia in luoghi dove il libero pensiero genera guai e sospetto. Per questo ho molto rispetto della fragilità di un’anima che, senza timore, decide di mettersi in bella mostra. Di spalancare il petto al mondo e ti sfidarlo con coraggio. Certo, nella scrittura tante cose vanno ancora affrontate, sublimate. E per farlo forse occorreranno anni di silenzio, di raccoglimento. Anni di studi, ed anni per dimenticare ciò che si è studiato. Ci vorrà tanto esercizio per forgiare una propria scrittura, marcata e riconoscibile. Servirà altro fuoco, serviranno altre bruciature. Ma mi sembra che la giovane poeta sia persona a cui piace provarsi, e sono certo che prenderà per buoni i suggerimenti di un canuto poeta qual io sono. Dato che a breve il web verrà invaso da post per le donne, e visto che in Sicilia sono ancora ben lontani da quell’emancipazione femminile che tutti noi auspichiamo, vorrei concludere citando una poesia tratta dalla raccolta per intero.

 

A me stessa

Imparerò a dire no
per rispetto a me stessa
tutte le volte
che vorrai sfiorarmi la carne
ed io non sarò pronta.
Per tutte le volte
che vorrai tapparmi la bocca
ed io vorrò urlarti contro.
Per tutte le volte che io volo alto.
Per tutte le volte
che non vorrò farti l’amore
e tu mi costringerai come un animale.
Io sono donna
cammino con le mie gambe
penso con la mia testa e non la tua.
Parlo con la mia bocca
taccio quando voglio
spero più che posso.
Urlo tutto ciò che ho dentro
urlo contro Dio ed il cielo.
Contro il tuo odio smisurato
contro la tua inerzia
e le tue molteplici maschere.
Io sono donna
vibro come una farfalla
volerò finché avrò forza abbastanza
finché non diverrò cenere
come quando nacqui
per la centesima volta.

 

Dice di sé: mi chiamo Paola, ho 22 anni. Amo scrivere fin dall’infanzia, quando l’unica salvezza era la parola abbondante sulle mie labbra. Scrivo da quando avevo cinque anni, le prime poesie furono destinate all’amica del cuore dell’epoca. Rimango in attesa di un respiro che trabocchi come un sussulto nell’anima. La Parola mi accompagna in questo cammino disastrato ove mi salvo dal morso letale, dalla vergogna, dall’inessenziale.

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