Piccole riflessioni sull’opera di Simone Molinaroli

Ci sono dimensioni che pur non essendo nostre, ci piacciono, e guardandole un po’ come occasioni perdute, le apprezziamo ancora di più. Per me un esempio è quello della Beat generation. Che forse necessitava un sanissimo menefreghismo che non sono mai riuscito a concedermi. Quella deriva, sganciato ogni ormeggio, senza luogo, data e destinazione. Vissuta nel carpe diem. Oppure quella più interessante e dissacrante del Tropico del Cancro di Miller. Cosa che agli americani dissidenti riescono bene, come la strada, il suo slang, gli incontri ma soprattutto la solitudine di un viaggio personale. Per slegare. Slegare la Fiat 500 partendo da Correggio verso Amsterdam mio caro Tondelli. Slegare la scrittura dalle regole di una grammatica barbona e reazionaria. E parlare con cinico coraggio delle cose, anche di quelle che puzzano. Alzando a tutto volume la musica. Che sia un acid punk da sbornia di superalcolici, o un blues per colline e vigne. Tutto per ritrovarsi magari ingolfati nel pomeriggio di un ferragosto, o nel ventre di una balena. In stati di nessuna grazia, troppe birre e poca empatia con l’italico sentire che ci circonda. Essere migliori non fa di noi certo degli eroi. Traccia invece la strada per un calvario di mal sopportazione per un mondo così felice della sua mediocrità. Una sofferenza stoica che contraddistingue ogni anarchico che passa la vita a presidiare la rivoluzione che si deve fare. Coltivando criticismo da seminare nei cuori più validi. Raccogliendo la memoria perché sia di passaggio. Raccogliendo il lavoro di tanta poesia. Non certo per mettersi in posa all’ora del tè. O fare i tenebrosi sui Social. Ma per esprimere la possibilità di scrivere, di fare poesia, di controbattere. Anche il mio pensiero è figlio di incontri con uomini pensanti. La balena del poeta ha visto il mondo, ed il mondo voleva mangiarsela. Farne sushi per la mensa di chi compila algoritmi. Ma qualcuno ancora va dicendo: dovessimo spendere anche gli ultimi spiccioli in candele, se la fiamma rimane accesa anche nel ventre di un grosso cetaceo, ne sarà valsa la pena. E se la poesia dovesse costringerci a considerare anche confortante il latrato di un cane, non importa. L’importante rimane non farsi mangiare.

 

SIMONE MOLINAROLI

Sono nato in Svizzera nel 1970.
Scrittore, poeta, performer, cuoco, quasi Sommelier, coltivatore principiante e altrettanto principiante padre. Molti lavori di varia natura, mai gratis, collaborazioni con progetti musicali, fondatore del progetto Ass Cult Press (www.asscultpress.com), mi sono dedicato per venti anni alla poesia orale senza nessuna intenzione di metterla in opposizione all’altra e quindi dal 1992 una miriade di esibizioni dal vivo con ogni tipo di formazione. Dal 2002 al 2008, insieme a David Napolitano e Jacopo Andreini, nel reading itinerante “Enduring Poetry” con cui siamo stati un po’ ovunque.
Mi piace definirmi poeta disorganico. Sono in realtà un poeta autodidatta (e disorganico). Non con questo che mi manchi un’istruzione superiore come si conviene ad ogni persona nata dopo il boom economico. Sono autodidatta nel campo delle lettere. Non che quando decisi di cominciare, è stato tanti anni fa agli inizi degli anni ottanta, ai primi anni di liceo, c’erano il drive-in, il sogno collettivo di uno sviluppo senza fine che portasse all’arricchimento di tutti, i primi nitidi segni dell’annullamento della società, io scoprivo uno alla volta senza bruciare le tappe i miei riferimenti in giro per il mondo, mancassero riferimenti e simboli più o meno autorevoli a cui raccomandarsi e a cui fare riferimento, ma semplicemente ho sempre preferito non avere da rendere conto a nessuno, non avere santo da ringraziare, omaggiare, retribuire con moneta reale o simbolica.
I miei libri sono stati in gran parte autopubblicati. Ovvero pubblicati da Ass Cult Press che non coincide esattamente con me essendo la risultante dell’impegno di più persone. Ma diciamo per comodità che sono stati autopubblicati. Probabilmente perché io sono l’unico che realmente voleva vedere pubblicati i miei libri, probabilmente perché non ho mai avuto voglia di attenermi alle regole non scritte del mondo delle italiche lettere (d’altra parte non essendo scritte come pensare di farle accettare a tutti), probabilmente perché non andavo cercando le stesse cose animato dalla stessa ambigua, inutile e smisurata ambizione che animava e anima molti di quelli/e che condividono la stessa mia vocazione. Pratico l’autopubblicazione, il DIY della letteratura, da molto prima che diventasse un fenomeno monetizzabile. Da molto prima che il consorzio preposto a gestire i codici isbn decidesse di rilasciare anche codici singoli per libri autopubblicati. Da prima delle piattaforme per il self-publishing, da prima.
Pratico l’autopubblicazione e credo nell’autopubblicazione.

alcuni link:

https://soundcloud.com/simone-molinaroli
https://desiderantes.bandcamp.com/releases
http://www.simonemolinaroli.org
http://www.asscultpress.com
https://www.youtube.com/user/MrMolinaroli
https://lafinedelmondo.bandcamp.com/

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