Poesie inedite di Giuseppe Vetromile

Non darmi ascolto

Non darmi ascolto. Stasera non sono che una timida voce che blatera
nel sottoscala del condominio
a proferire cose inaudite circa il nostro stare qui
senza inchiostro da scriverci né creta da modellare

ma non è che poi in fondo serva granché
scrivere sulla pelle queste sensazioni di luna
– nessuno bada alle virgole
in un racconto continuo e abitudinario
come quello di questi giorni che vanno degradandosi
fino al punto interrogativo

non serve il creato da tenere sotto il cuscino
né il sogno d’un amore sgualcito troppo in fretta
– perché le cose vanno come devono andare –

non serve a nulla questa parola frammezzata
tra un alito di vento e una carezza immaginaria

la poesia resta un mezzo di fuga dalla città
ma poi si torna sempre alla vecchia fermata del tram
– la solita, quella dove non s’attende altro
che passi
che passi finalmente e una sola volta
la nostra gloria splendente
la nostra forza
a dire no

a quella morte

***

Bisogna agitare le acque

Bisogna agitare le acque per frammentare il riflesso
cambiare posizione mille volte allo specchio
ribaltare il cielo rivoltare la giacca
allacciare nuovi amuleti a vecchi stregoni

riandare a capo dopo un verso sconfitto
accendere nuovi lumi nella soffitta
restituire le mani invischiate ai padroni
ritagliare i sorrisi dai volti in penombra

perdonare la luna se non lascia profili serali
perdonare il sole se esagera spesso
perdonare il viandante che si frantuma le ossa
andando e andando e andando a più non posso

rimescolare ogni cosa dopo tutto questo dividersi
forse così senza domande né risposte
vorrà il caso riaggregarci un’altra volta
a nuovi splendenti pulviscoli

***

Questo andamento degli orologi

È questo andamento degli orologi frenetico
che mi tiene abbandonato sul ciglio dell’alba
attendendo qualcosa che passi a riprendermi
furtivamente all’ora dovuta

ma passa anche la montagna sul mio respiro
e non vedo oltre il mio millimetro di luce

una chiarità qualsiasi e sincera

Tutto passa dunque attraverso la mia ombra
ferma lì ad aspettare che si consumi ogni quantità
di tempo e di spazio
lasciandomi in quel vago senso di nullitudine
che apre il varco verso l’abisso

Nessun amore mia pietra d’angolo
nessuna blandizia né pietà ossidata
: siedo sull’orlo di sghimbescio
pronto a rimenarmi nel crogiolo del caos

per poi rimodellarmi a nuova vita

Giuseppe Vetromile, napoletano, svolge la sua attività letteraria a Sant’Anastasia (Na), città in cui risiede dal 1980. Ha ricevuto riconoscimenti sia per la poesia che per la narrativa in importanti concorsi letterari nazionali. Numerosissimi sono stati i primi premi.
Ha pubblicato diversi libri di poesie (il più recente è “Il lato basso del quadrato”, La Vita Felice, 2017), ed il libro di narrativa “Il signor Attilio Cìndramo e altri perdenti”, Edizioni Kairos, 2010. Ha curato diverse antologie, tra le quali, ultimamente, “Ifigenia siamo noi”, per la Scuderi Editrice di Avellino. E’ il fondatore e il responsabile del Circolo Letterario Anastasiano. Fa parte di giurie in importanti concorsi letterari nazionali.
E’ l’ideatore e il coordinatore del Premio Nazionale di Poesia “Città di Sant’Anastasia”. E’ presente in rete con diversi blog letterari (Circolo Letterario Anastasiano, Transiti Poetici, Taccuino Anastasiano, Selezione di Concorsi Letterari, ecc.).

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2 Comments

Tre poesie inedite scritte qualche mese fa mentre transitavo in uno stato di particolare insoddisfazione (tanto per cambiare!…). La poesia rimane sempre un tentativo, più o meno riuscito, di trovare un perché interiore alle mille domande sul senso dell’esistenza e sul mistero dell’amore…
Grazie a Stefania Di Lino e a tutti i redattori di Bibbia d’asfalto per l’ospitalità! E complimenti ed auguri a tutti per questo pregevole Sito, riferimento importante e ben realizzato!
Giuseppe Vetromile

Carissimo Pino, laddove si coltiva il dubbio cedono le certezze. Da qui le tante domande sull’esistenza e sull’amore. Ma il mistero riguarda anche la poesia, che di incertezze da sempre si nutre, nel tentativo, come ben dici, di trovare un senso, e riproponendo essa stessa un nuovo mistero: la sua genesi.
Quindi: ‘Ogni poesia è misteriosa. Nessuno sa interamente ciò che gli è stato concesso di scrivere.’ affermava Borges.
A noi, a me, – lontana come sono da ogni possibile risposta al ‘mistero’-, non rimane che ringraziarti per la tua scrittura e per il dono di questi versi. (Stefania)

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