lo vedi con due fila
intasate di ventenni
doppio senso
di marcia in scale mobili; lungo la gradinata di mezzo
solo un cane sculettante
incalza il metrò –
e pensi
5-10 minuti in doccia a testa
dentro l’ingranaggio di ogni giorno;
il fiume accanto scorre via
da sempre e non ha mai
venduto orologi.
né le sue acque basteranno a spegnere
il tuo Agorà che brucia – diecimila piedi
al di fuori di ogni archia –
o a placare l’arsura di un nomade afghano
assetato da un bengala sulla strada che porta a Lashkar Gah – (là
dove Helmand e Arghandab
unendosi – sciolgono
la propria castità) torbide
come la morte di chi si inalbera
al pianto di un neonato.
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letto lunedì scorso a Lungotevere a Roma per il Global Poetic Action – A Planet Free of Wars. For Peace, Justice and Poetry – del World Poetry Movement.