Ponte Poesia | Francesca Del Moro/ “Poesie per un angelo” Inediti

Non è facile dare la misura di un dolore. Non è opportuno elargire consigli non richiesti, anche se quel dolore è similare al nostro. Ognuno di noi è un’isola e ha dentro di sé il segreto per sopravvivere a eventi che solo a pronunciarli ti fermano i battiti del cuore. Si possono aprire le braccia, come fanno gli alberi, cercando di essere ombra e riposo. Si può ascoltare chi riesce a trovare una sorta di conforto nell’essere ascoltato, nel buttare sulla carta la pena sperando che qualche incantesimo, forse per potere assorbente, la sollevi anche solo un poco.

Ho queste poesie tra le mani da qualche settimana. Raramente ho letto testi che sprigionano così tanta forza e consapevolezza di dover cercare consolazione per trovare un respiro regolare, uno soltanto, che porti via dall’affanno.

Ho il cuore \ irrimediabilmente rotto \ e lui ci soffia dentro.

ci racconta l’autrice, presentandoci il suo angelo.

Gli angeli vengono a trovarci, e li riconosciamo solo quando se ne sono andati.” scrive George Eliot.

Francesca Del Moro non lo ha lasciato andare via e lo richiama e richiama, perché ha bisogno di lui per salvarsi la vita.

torna ogni giorno \ a salvarmi la vita e ancora Fremono al fiato \ i frantumi, qualcosa \ di intatto si scalda.

Nonostante tutto qualcosa è rimasto intero, un raggio minuscolo di sole nel fitto del bosco.

Leggendo questi testi ci si sente carezzati.

“La traccia inconsolabile della nostra presenza nel mondo viene accompagnata, giorno dopo giorno, da un profondo desiderio di consolazione”, scrive lo scrittore Giuseppe Munforte. “È una dimensione che sembra comparire e urgere solo al cospetto di una perdita, di un’assenza. Di una ferita. Di un evento preciso che scardina l’ordine della nostra esistenza e presenta come illusorie le possibilità di pienezza, di appagamento, di pacificazione…” ed io non avrei saputo dirlo meglio.

Appare evidente come l’autrice si affidi alla poesia, strumento che suona in maniera superba, tanto quanto altri artisti hanno fatto in passato e faranno in futuro davanti a una perdita.
Non posso non ricordare il periodo blu di Picasso. Dipingere l’amico più caro, Casamages, scomparso suicida molto giovane fu l’unico modo che Picasso trovò per metabolizzare la morte e dominarla, cercando di tratteggiarla a pennellate di colore, forse per cercare di comprenderla o quanto meno accettarla. La sua arte per oltrepassare il tormento.  Un modo, pertanto, di superare la devastazione del presente così cupo, per non naufragare nella disperazione.

Grazie Francesca, di averci fatto entrare nei meravigliosi occhi azzurri del tuo angelo, nei tuoi pensieri e averci ricordato di aggrapparci a tutte le carezze di questa vita.

 

 

                                                                                                                                                                                       uno spiraglio nella notte
                                                                                                                                                               prontamente invaso da un angelo

                                                                            Alejandra Pizarnik

Poesie per un angelo

Un poeta mi legge ogni giorno
– per premura o per gioco –
versi di altri poeti, sono versi
d’amore. Io lo ascolto
alle soglie della notte,
quando batte più forte
la metà del cuore
che ho perduto, mi cullo
con la sua voce gentile
dall’accento del sud, immagino
posarsi sul mio corpo disteso
il suo sguardo azzurro.

 

*

Ho il cuore
irrimediabilmente rotto
e lui ci soffia dentro.

Lascio che lo prenda,
lo tenga tra le mani
(quel che resta).

Sorride, lo bacia,
non ha paura
di graffiarsi le labbra.

Fremono al fiato
i frantumi, qualcosa
di intatto si scalda.

Io brucio veloce
come una candela
alle due estremità.

La mia luce incantevole
non durerà
neanche una notte.

*
Senza pensieri
come una gatta
soddisfatta
mi acciambellerei
nei suoi occhi celesti.

*

Ha la voce azzurra
come i suoi occhi
e per distrazione
si lascia rubare
il racconto di una ferita,
così fonda che ne piango.

Ma lui vuole ricordare
tutte le carezze della vita,
sono mesi che cerca
di ridarmele.

*

L’angelo
mi legge poesie,
canta canzoni,
parla di filosofia.
Mi mostra il sole
dalla sua finestra
e non gli sfugge
la malinconia
che passa rapida
nella mia voce.
Si avvolge i riccioli
intorno alle dita,
si prende gioco
del mio amore,
torna ogni giorno
a salvarmi la vita.

 

La seconda poesia prende ispirazione da alcuni versi di Edna St. Vincent Millay e ha a sua volta ispirato le due opere di Loredana Catania qui pubblicate:

Untitled. Tecnica mista su carta, cm 15 x 21, 2021.

Chesuonoproduceuncuore. Tecnica mista su carta, cm 15 x 21, 2021.

 

 

Francesca Del Moro  è nata a Livorno nel 1971 e vive a Bologna. Ha pubblicato otto libri di poesia, tra cui Gli obbedienti (Cicorivolta, 2016), Una piccolissima morte (edizionifolli, 2017, ripubblicato nel 2018 come ebook nella collana Versante Ripido / LaRecherche) e La statura della palma. Canti di martiri antiche (Cofine, 2019). Ha curato e tradotto numerosi volumi di saggistica e narrativa ed è autrice di una traduzione isometrica delle Fleurs du Mal di Baudelaire, pubblicata da Le Cáriti nel 2010. Fa parte del collettivo Arts Factory insieme a Federica Gonnelli e alla fondatrice Adriana M. Soldini e propone performance di musica e poesia insieme alle Memorie dal SottoSuono. Nel 2013 ha pubblicato la biografia della rock band Placebo La rosa e la corda. Placebo 20 Years, edita da Sound and Vision. Dal 2007 organizza eventi in collaborazione con varie realtà bolognesi e fa parte del comitato organizzativo del festival multidisciplinare Bologna in Lettere. Nel novembre del 2020 è uscita la sua traduzione dei Derniers Vers di Jules Laforgue, nella collana “La costante di Fidia” curata da Sonia Caporossi per i tipi di Marco Saya.

 

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