Raffaela Fazio, Esercizi di stile (Ceci n’est pas une poésie) | Extemporanea

Mi scusi il lettore se lo prendo un po’ in giro, ma questa volta mi sono divertita a imitare diversi “abiti” poetici, per vedere fino a che punto un testo può reggersi sul quasi-nulla (e magari diventare quello che non è… o quello che non sa di essere). (Raffaela Fazio)

Esercizio n. 1

Se stacchi la mano
sei punito
tienila ferma
dove ti dico
se cadi di fianco
sei assolto
ma solo
se i denti
ti ricrescono intatti
come i bambini
del piano di sotto

Esercizio n. 2

La mano è un’ipotesi che trasforma il legno
mentre l’uomo seduto non ha colpa
e sotto la sedia una verticale di sabbia si muove
trascina ogni congettura − forse non è la prima volta che si cade
se la caduta lascia intatti. La mano si ricompone lentamente
e il palmo è un foro da cui s’intravede una donna accasciata
davanti alla porta del terzo piano – i bambini guardavano la neve.

Esercizio n. 3

Ah quanto lieve, fanciulla, il tuo peso!
Ma infermo l’appoggio, e solo, indifeso
il posto nell’ombra. Venni sorpreso
dal biancore dei denti, dall’arreso
cadere di fianco del corpo teso
che nel mio cuore lasciava in sospeso
un vuoto d’aria, un appello incompreso.

Esercizio n. 4

Se sed endo don dola
dolly dol dolen te
den te cad ente
ca duto se duto se dato
den
tro
sedato.

Esercizio n. 5

La grana uniforme della materia (quando sediamo l’una di fronte all’altra)
ha la ritrosia dell’universo in ascolto nelle molecole, sui tuoi polsi calcarei
il sismografo converte le vibrazioni in circuiti induttori
e vacilli − sento che non sei più intatta sei pronta a cadere
cadi
come cadono le stelle nei recinti delle bestie primordiali
come cadono di fianco le bambine che ridono per nulla.

Esercizio n. 6

una mano erano due mi disse
tenetevi a cosa scivolano la presa
preferibile sbatteranno piuttosto la testa
duramadre ricorda figli miei
i denti da adulto non ricresce.

Esercizio n. 7

Il corpo aveva in sé il peso della mano
e la mano il peso del crollo.
Tastò il legno che già cedeva
come si tasta il nero dell’infanzia.
Fu il vuoto sotto i piedi
e il freddo a contatto con la guancia.
Il grido noi lo lasciammo
murato dietro le spalle.
E scendemmo
di un piano sotto
anno dopo anno dopo anno.

Raffaela Fazio è nata ad Arezzo nel 1971, dove è rimasta fino al conseguimento della maturità. Ha trascorso dieci anni in vari paesi europei, laureandosi in lingue e politiche europee all’Università di Grenoble, e specializzandosi presso la Scuola di Interpreti e Traduttori di Ginevra. Rientrata in Italia, si è stabilita a Roma, dove lavora come traduttrice. A Roma ha ottenuto un diploma in scienze religiose e un master in beni culturali, alla Pontificia Università Gregoriana. Nel campo dell’iconografia, ha pubblicato: Face of Faith. A Short Guide to Early Christian Images (2011). Entro la fine del 2020 è prevista l’uscita di un’altra guida: La corona che non appassisce. L’escatologia nella scultura funeraria dei primi cristiani (Contatti, 2020). È autrice di vari libri di poesia. Tra gli ultimi: L’arte di cadere (Biblioteca dei Leoni, 2015) con prefazione di Paolo Ruffilli; Ti slegherai le trecce (Coazinzola Press, 2017) con postfazione di Francesco Dalessandro; L’ultimo quarto del giorno (La Vita Felice, 2018) con prefazione di Francesco Dalessandro; Midbar (Raffaelli Editore, 2019) con prefazione di Massimo Morasso; Tropaion (Puntocapo Editrice, 2020) con prefazione di Gianfranco Lauretano e postfazione di Sonia Caporossi; A grandezza naturale. 2008-2018 (Arcipelago Itaca, 2020) con prefazione di Daniele Barbieri. Di prossima pubblicazione: La meccanica dei solidi (Puntoacapo Editrice, 2021) con prefazione di Paolo Ruffilli e postfazione di Giancarlo Pontiggia. Si è occupata della traduzione di Rainer Maria Rilke, le cui poesie d’amore sono state raccolte in Silenzio e Tempesta (Marco Saya Edizioni, 2019). Una selezione di poesie tradotte di Edgar Allan Poe uscirà nel 2021, sempre con Marco Saya Edizioni (Nevermore. Poesie di un Altrove).

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