SALVAVITA

A stare sempre nello stesso punto c’è il rischio di dare nell’occhio e tocca spostarsi di continuo. Tra l’altro stasera qui manco a farlo apposta c’è un viavai di auto azzurre che sembra di essere al raduno nazionale del corpo di Polizia e sta pure calando un freddo della madonna.
Mi comincia un po’ a preoccupare ‘sta cosa che Tito dopo due ore ancora non si vede.
Non riesco a non farmi mille film. Che l’affare sia andato in malora e magari di dover tornare a casa a mani vuote. Ci mancherebbe solo questa, stasera, così è la volta che la perdo proprio. Mi viene la paranoia che a quest’ora stia già dando di matto, anzi me lo sento che è così. Sicuro come l’oro. Figurati, stamattina aveva già mal di testa e quando sono uscito stavano cominciando i tremori. Mi sa che se non arrivo a casa presto con ‘sta roba, la trovo bella secca, altro che.
Il problema è che quando sono così preso male mi metto a pensare. Penso a com’era facile un tempo procurarsela, che sembrava una cosa normale, e mi monta un incazzo che se non ci sto attento dò un pugno al primo che passa. Senza essere tanto vecchio me lo ricordo benissimo di quando era impossibile trovarsi senza. Sembra un secolo eppure non è passato tanto. Quanto sarà? Otto, dieci anni al massimo. Poi, pian piano, è stato sempre più difficile. E’ incominciata ‘sta cosa che senza pagarla a peso d’oro non c’era verso manco se stavi morendo. E diciamo che finché uno aveva un lavoro, ancora ancora. E’ quando lavorare ha cominciato a diventare come vincere alla lotteria che sono cominciati i casini veri. E meno c’erano soldi e più i prezzi s’alzavano fino ad arrivare a ‘sta situazione di oggi. Che è ovvio che il progetto è quello di risolvere definitivamente il problema ammazzandoci tutti.
Così non resta che organizzarsi a turno. Non c’è altra strada. Una volta al mese uno va e fa il colpo per tutti. Ha tempo un mese per organizzarlo bene. Se lo pinzano e finisce al gabbio tocca agli altri pensare a quelli che lascia a casa.
Solo che il giro grosso ha cominciato ad annusare e ha allertato i cani da guardia. Così se ne beccano uno cominciano il giro di tutti gli amici e quando gli trovano la roba in casa, dentro ci finiscono in dieci. Allora abbiamo cominciato ad allearci tra gruppi diversi così ora il colpo e la distribuzione li fa uno che nemmeno conosciamo che se dovessero beccarlo a noi non ci arrivano manco morti. Poi toccherà ad uno di noi restituire il piacere a loro e così via.
Ora il problema è proprio questo. Che io ‘sto Tito non so manco che faccia c’ha.
Pensavo fosse quello con l’aria da pesce che passeggiava da un quarto d’ora sotto i portici ma poi è arrivata la sua tipa e niente. Falso allarme. Comunque la sua tipa aveva l’aria da aringa, tanto per precisare.
Ora mi viene incontro ‘sta ragazzina. Quindici anni, sedici al massimo. Un faccino da principessa.
No, carina, non ce l’ho da accendere. Magari avessi i soldi per fumare. Anzi, senza offesa sirenetta, se ti levi dai coglioni è meglio ancora che se Tito mi vede con qualcuno, non si avvicina e ci manca solo che se ne vada.
La ragazzina mi mette in mano un sacchetto e si volatilizza in un batter d’occhio che neanche David Copperfield.
Mi venisse la diarrea.
La ragazzina era Tito.
Ne prendo atto anche se faccio una certa fatica a immaginarla saltare il bancone con un ferro spianato, fare il pieno e dileguarsi con gli allarmi che urlano e gli sbirri alle calcagna.
Mi allontano veloce e camminando guardo dentro il sacchetto.
Un ben di dio.
Un mese intero di terapia per la pressione e anche gli antidiabetici per il signor Capretti, il nostro vicino gentile.
Anche questo mese l’abbiamo aggiustata.
Tremo un pochino al pensiero che il mese prossimo tocca a me e non ho ancora individuato la farmacia, studiato il piano, niente. Vuol dire che ci penserò domani.
Ora l’importante è arrivare a casa alla svelta.
Tu tieni duro mà, che arrivo.
Tieni duro che finché ci sono io non lascerò che si liberino di te tanto facilmente.

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