Senza titolo

Attento:
l’occhio si scrosta
come fosse un mistero
e lo specchietto di lato
ci passo, non so, è una magia
la tua forma squadrata
e la sensazione di persistere a lungo.
Starò lontano per un po’
almeno uno spazio
tra foglio e grafite.
Uno spazio lungo tutta una via,
la curva, lo stipite.
Ma tu apri, non chiudermi dentro,
tanto come ieri, sono un disguido
e guido guardando l’angolo cieco
di sbieco, lo iato dove sprigiono resina
e attendo la prossima cista
in cui riporre il portamento, il vestito,
la testa cresciuta alla rinfusa.

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