Sergio Corazzini / Caffè letterario

da Desolazione del povero poeta sentimentale

III

Io voglio morire, solamente perché sono stanco;
solamente perché i grandi angioli
su le vetrate delle cattedrali
mi fanno tremare d’amore e di angoscia;
solamente perché, io sono, oramai,
rassegnato come uno specchio,
come un povero specchio melanconico.
Vedi che io non sono un poeta:
sono un fanciullo triste che ha voglia di morire.

VII

Io amo la vita semplice delle cose.
Quante passioni vidi sfogliarsi, a poco a poco,
per ogni cosa che se ne andava!
Ma tu non mi comprendi e sorridi.
E pensi ch’io sia malato.

I

Perché tu mi dici: poeta?
Io non sono un poeta.
Io non sono che un piccolo fanciullo che piange.
Vedi: non ho che le lagrime da offrire al Silenzio.
Perché tu mi dici: poeta?

*

da Per organo di Barberia

Vedi nessuno ascolta.
Sfogli la tua tristezza
monotona davanti
alla piccola casa
provinciale che dorme;
singhiozzi quel tuo brindisi
folle di agonizzanti
una seconda volta,
ritorni su’ tuoi pianti
ostinati di povero
fanciullo incontentato,
e nessuno ti ascolta.

*

Dopo

Il passo degli umani
è simile a un cadere
di foglie… Oh! primavere
di giardini lontani!

Santità delle sere
che non hanno domani:
congiungiamo le mani
per le nostre preghiere.

Chiudi tutte le porte.
Noi veglieremo fino
all’alba originale,

fino che un’immortale
stella segni il cammino,
novizii, oltre la Morte!

(da Piccolo libro inutile, Tipografia Operaia Romana, Roma 1906)

Sergio Corazzini nasce a Roma nel 1886. Frequenta la scuola fino al ginnasio, non potendo continuare gli studi a causa delle difficoltà economiche della famiglia. Questi problemi non gli impediscono di coltivare il suo innato amore per la letteratura e in particolare per la poesia: ancora giovanissimo, legge con passione Carducci, Pascoli, D’Annunzio ma anche i francesi e i fiamminghi come Jammes, Maeterlinck e Laforgue.

Al Caffè Sartoris, attiguo alla tabaccheria gestita da suo padre, Sergio Corazzini entra nel cenacolo che riunisce quotidianamente alcuni fra i maggiori poeti del Crepuscolarismo, movimento che egli sente affine al suo modo di vedere e di sentire la realtà.

In perfetta sintonia con questa poetica sono soprattutto la sua capacità di osservare le piccole cose e la sua amarezza per la felicità perduta, aspetti che egli riversa in due differenti moduli espressivi: uno più semplice e dimesso, del “piccolo poeta sentimentale”, in contrapposizione al dannunzianesimo; un altro più oscuro, che fa largo ricorso all’ironia, alla polisemia e al simbolismo. Malato di tubercolosi, muore nel 1907.

In Sergio Corazzini, la malattia e la vita breve non sono state d’ostacolo ad un’intensa attività letteraria, che si è espressa in numerose e varie opere. Tra le raccolte poetiche ricordiamo Dolcezze (1904), L’amaro calice (1905) e Piccolo libro inutile (1906), a cui si aggiunge un epistolario e la traduzione della Semiramide di Joséphin Peladan.

Donatella Pezzino

Immagine: Uomo in bicicletta, bozzetto di Antonino Gandolfo (tra il 1870 e il 1910). Da https://www.gandolfosfamilyarts.com/

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