Silvia Secco | DerivAzioni poetiche

Silvia Secco

 

Il momento esatto che ricorderò nel tempo,
quando il tempo si sarà slacciato da quel pomeriggio
e tu, bellissima madre dei fiori del campo
(che durano niente se li raccogliamo, e che non hanno
odore ma solo, solo meraviglioso ideale di fiore incorrotto:
soltanto ideale del fiore alla luce, sostantivo) – dicevo –
quando tu, bellissima incredula madre, sarai tornata alle cose
per le quali muoversi con leggerezza nello spazio della casa,
cose per le quali anche sorridere magari, senza rabbia
(senza le interrogazioni della colpa) – dicevo –
che il momento esatto che ricorderò sarà il raduno:
stridere milioni di cicale e il nostro stare immobili ma lì,
così vicini – le ginocchia nella stretta delle braccia e gli occhi
vividi come non mai sui tuoi, come si fa quando si teme se si ama –
come i superstiti nel pieno del diluvio dopo il mondo,
dopo che il mondo intero senza avviso aveva scelto.

 

*

 

La vedevamo così piccola nel suo vestito da potere sollevarla
sopra il palmo della mano. Sollevarla, ma non lo facemmo
poiché l’aria si era impadronita della casa. L’aria s’era impadronita
e si muoveva fra le stanze della casa – nelle stanze l’aria
si muoveva con le proprie prede povere di polvere, frantumi delle foglie –
e noi non lo facemmo, perché avevamo paura. Allora costruimmo
un cerchio di parole nel giardino, e la tenemmo al centro nel riparo
e promettemmo di vegliarla sempre nella sua diminuzione. Promettemmo
sempre che la luce rimanesse accesa, il perimetro del cerchio fosse intatto
con l’ingombro minimo del corpo al centro, nel riparo.

 

*

 

Il centro del mondo è la tua nuca: le piccole due punte della coda
– la rondine nera dei capelli sul letto mediano del fiume –
Ti guardiamo noi le spalle, e andrai avanti a camminare
lungo il corridoio nuovamente bianco, e dopo torneranno tutti
bianchi tutti i fogli nella luce nonostante quello che sappiamo,
e le pareti della casa. E tornerà la luce bianca il sabato mattina
senza mordere dei cani – senza fame cupa per i cani –
e loro resteranno buoni finalmente, addomesticati nel fibroma.
Chiuderanno gli occhi.

 

(inediti)

 

Silvia Secco (1978, Sandrigo, VI). Vive a Bologna. Ha pubblicato L’equilibrio della foglia in caduta (CFR, 2014), Canti di cicale (Samuele Editore, 2016), Ursprüngliches Leben: poesia e pittura in dialogo, assieme alla poetessa Claudia Zironi e alla pittrice Martina Dalla Stella (Edizionifolli e KDP Amazon, 2018), Amarene (Edizionifolli e KDP Amazon, 2018). Realizza artigianalmente le edizioni artistiche Edizionifolli. Di prossima pubblicazione è la raccolta poetica I morti di tutte le specie.

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