sui tetti d’ardesia

ho visto città cresciute sotto i piedi e dopo tanto mare, cuori crollati e sospensioni
di cieli e parole su una lingua e ho visto terre nascoste in una mano:
ma non partiamo se non per luci e rumori: e persino una foglia ha una storia da dire.
Ora che siamo dentro aprile ci trovo un aquilone e scende a dirotto la pioggia
e la mia voce scava la sua lunga linea sopra il tempo e sono invaso dai tetti d’ardesia,
un’Occitania nuda, che va avanti, indietro;
giro le antenne dei morti e ho già ricordi
di gatti curvi sulle zampe e vele di poesia che brillano
nella mia noia così marina
che va da sola, con tutto questo vento sulla schiena.

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