lei/ pensava di essere una star
e invece era solo un pasticcio
di grasso e di ciccia argentini
traboccanti da un’ottusa vita bassa
sotto a un piccolo musetto da topina,
spaventata dai topini/ lui
godeva molto a quella vista
– come noi del resto – però
col vantaggio del tatto
sfiorato
e dell’abbraccio appena accennato
fra i loro due
sudori etnici/ simulando concentrazione il suo sguardo
andava coi passi
rendendosi morboso
loro/ connazionali
compagni di strada e di coraggio
aravano le loro chitarre,
per raccoglierne pane quotidiano e libertà
sovrastati da quattro schiaffi di djembè
mentre noi/ idioti
sedevamo
bevendo Franziskaner,
consci di attendere
l’ora di andare;
quanto
non mi piaceva tanto
sentirmi fuori luogo