… e il tempo che mai ho avuto
a dispetto dell’infinità,
per indagare ancora tempo
tra carne e sangue in caglio,
in eco d’una fluidità cerulea
fattasi lusca e spessa come la miseria
che inibisce la coscienza della veglia.
Quel tempo da scialacquare, al mezzo del ricetto
o ai suoi confini, dimostrando la perfettibilità
d’ogni dire, intuendo
la tua vita prima della storia, la sostanza
delle tue apprensioni ora che la bonaccia
ci deglutisce aggregandoci agl’inferi.
Smeriglia il tempo, questo lessico innamorato,
insieme ai liquami perduti in altri abbracci
e coralli extravaganti nelle ore più fortunate,
quando le guglie dei seni ritorcono
sopravvivenza nella luce pungente.