un arcolaio di parole abbiamo: e un sudore nel legno:
un fiato meccanico a spostarci indietro, in alto un sogno da combinare.
Siamo nel mezzo:
nel fianco dello specchio scoperto
all’incontrario
dentro una quinta astrale
La vita che ricama uccelli in un lenzuolo
un cielo d’acqua e un bere a piene mani e tu che pieghi pagine del tempo e parli parli saltando la punteggiatura
e mi leggi ad orecchio
e mi racconti l’arte di piangere dai miei dolori
e mi raccogli e mi sbandi
alla testa e mi sbagli
con i miei occhi di vetro e la mia plastica viva fantasia
_che te lo scrivo alle bocche del cuore
e te lo stampo agli occhi il senso
del vivere e morire
soli
in tanto mondo
Se fossi organico fiore
di spazi inchiodati alla terra
e avessi misura delle voci
e cognizioni d’erba
Se fossi te nel mio raccordo di frasi
te labirinto d’occhi annodati
riscriverei il tempo d’un bacio in una conca d’aria
e t’amerei d’ore infinite libellule
perché ho un pensiero girotondo
e un corpo ippocastano
e scrivo
e vivo e vegeto cosmogonie
_che te la incido sulla lingua la bellezza
e te la taglio piano volando
la voce del mare
che ti tiene a me
mia leggerezza