Mi domando perché scrivo di alberi e specchi
se cerco un nome per dire la pioggia nel mare
oppure se raccolgo bene l’amore che hanno per me le lettere
forse ci sono alfabeti che aspettano muti una mano che li combini
ed io sono un uomo di carta preso in un giro d’inchiostri e riflessi
oppure sono nuvola che gira il lampadario o questo aereo che sposta di continuo il cielo
forse perché confondo gli argini ai fogli
e gli alberi mi conoscono
e gli specchi mi vedono
per come sono
nelle combinazioni d’acqua e vento
o magari perché i miei occhi vegetali si dicono l’amore in una lingua antica senza fondo
sarà per questo che mi racconto la felicità
di essere sempre io l’altrove
l’altro invisibile
che scrive a caso
sulle foglie
finzioni e traduzioni