Tu e le tue partenze a strappo.
Tu e la tua paura di cadere nei sogni,
tu che ami l’aria gialla di qui
perché ti ricorda l’Africa; tu
dio dei treni sudici, tra il caffè e i cieli di carta vetrata
sbattuti contro i finestrini. Come la terraglia, sai
ho imparato a decantarti. Io chiusa,
ravvolta; le lenzuola, un bozzolo. Indistinti
i contorni delle labbra; un sorriso
dimenticato
sotto la matita scura