Un solo Secondo

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Del mondo noto
la brossura prende tempo.
[Ha le sue ragioni, infine]

Pagine longeve
di fianchi arbitrari all’eloquenza
e discese planate sul tardo meriggio,
dietro drink rarefatti di tavolini sghembi.

Le tua risa, lontani opali graffiti
Come tristi strisce in vernice rossa,
grondanti libertà dei pubi ribelli.

E del tuo accostare; non comprendo la forma.
Non ho pace tra i cipressi impoveriti, come te!
Non ho presa di coscienza, se non l’infinito cordiale
disseminare odio nella terra degli esclusi.

Lo ricordo il tuo cuore, preso per mano
ad un passo dalla fine dell’infanzia subita
Ed un secondo solo avrei rubato per te! Se bastasse
uno solo, un sol fremito sulla tua pelle triste
uno solo di dolore lungo, sul collo e la schiena
di sogni infranti, uno solo per le tue mani piccole

Forse, uno solo
sarebbe bastato
uno solo infine!

E mi chiedo dunque,
cosa resta del nostro tempo.

Se non una manciata
d’amore immeritato.

Se non la perfetta dissimulata
sensazione di normale liturgia,
di normale ascesa verso gli allori
della libertà

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