I
Tira su col tuo naso invisibile
con un cerotto per tutta la faccia
e le bambine dagli occhi biondi a gridare
che nessuno si muova
sono ebola e distruzione
starnutisci bene sotto San Pietro
e mettiti la mano davanti alla bocca
cristo
mettiti a sedere sopra il trampolino del pullman che a luci
basse scende verso un inferno un po’ meno claustrofobico
non mi sento sola
non c’è nessuno a sentirsi solo
deturpa la finestra che sale fino a sciogliere
un qualsiasi monumento
le mattonelle non hanno importanza
mi siedo a terra
di fronte all’enorme uovo che mi ha partorita
e covo crepe che mi parlano
e mi parlano
mettiti a sedere sopra al marmo
aspettando l’N12 con un tizio di colore
dagli occhi lucenti e un tamburo tra le braccia
ho lasciato qualcuno con ali nel torace
fra due libri
cristo, Prevért, lasciami in pace
cerco dissoluzione per confessionali pindarici
e San Giovanni mi guarda attonito mentre dormo
a piedi quasi nudi sotto il cospetto della pioggia
a V che scende secolare
sto per andarmene
ma non sto tornando
sto per andarmene sotto un tetto
di scarpe e tappeti
ma adesso ho le orecchie piene di cuffie
e microtumori che razionalizzano ogni cosa
è forse più nera qui la notte?
È forse una luce liquida a cadere sotto alle mie ruote?
Non c’è strada
tu non trovi?
Col tuo naso invisibile
stai dicendo Ho settantacinque anni
chiamami nonna, dove dormi?
Stendo i piedi mentre mi cade la testa
e potrei rotolare negli anni
dentro al tuo cerotto che per tutta la faccia
spaventa e ingloba bambine dagli occhi biondi
che si voltano dentro al mio uovo
mentre la crepa sospira e dice:
CHIUSO PER TURNO,
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II
Non trovo una sola parola
da far appigliare alla nascita dell’occhio
c’era un film e forse un deserto
me ne stavo in una soffitta
ti ricordi di Twin Peaks?
Una banana triangolare sfolgora tutta la luce dell’odio
così per farmi assimilare dalla stanza bagnata
che luccica di ogni cosa
che piange perché dovrei andare
l’ho già detto, andare ma non tornare?
Intanto in qualche bara dalla lapide liscia
l’occhio di Henry Miller è musica lirica per ogni voce
io ti guardo per un attimo e c’è un enorme mappamondo
che rotea dentro allo stomaco
ho lasciato una sola parola sotto alla lingua
così per appigliarmi alla nascita dell’occhio
e friggere miriadi di piccoli uccelli
nati per caso da una banana triangolare
tutto questo per far scintillare un letto azzurro
dentro Roma
sono ebola e distruzione
perciò mettiti a sedere sopra il trampolino del pullman che a luci
basse scende verso un inferno un po’ meno claustrofobico
ed io non ho niente da dire
se non cosmiche prese per il culo
un prezzemolo ficcato nei pantaloni
e un tizio con gli occhiali
stiamo seduti per sette ore e mezza
o forse sono cinquantasei visto che De Gregori
ancora mi guarda rivolto ad un lampadario al contrario
Lasciatemi stare
lasciate la pace
che corra via con il suo L.F.
Con la sua grossa Autobiografia sotto braccio
sopra naso
e puzzolente dentro Tram delle diciotto e cinquantanove
che io possa aspettare prima che qualcosa mi venga in mente
e il pasticcio della Grecia
con Kos a venticinque euro
e Berlino
una strada dritta davanti a me
qui la notte è buia e fonda
qui la notte è nera e arsa
SOFFOCATE,
SOFFOCATE VE NE PREGO,
grida la crepa.
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III
Ci fu un vero addio
uno di quelli dolorosi sotto alle unghie
una vera stoffa da masticare
un solo viaggio spento freddo viola
delle vere croste appese alla mia testa
un nucleare sentimento di non appartenenza
tra la mia schiena e un sedile grigio
un vero topo grosso e marcio che ha lavorato
infinite ore nella fogna dei miei incubi
ci piscio dentro
con una gamba sul marciapiede
ci piscio dentro come Maria
col velo e una cicogna che mi porta nuda
sopra una casa francese
ci piscio dentro e vermiglia ogni cosa adesso può respirare
coi denti del topo conficcati nella carne
sono un virus
scivolo tra il sudore negli interstizi di ogni dente pazzo e dorato
sono un letale sondaggio a voce bassa
in un notturno
sono la desolazione pio-pio
ed ogni volo spezzato
una vera stoffa da indossare
un viaggio spento appeso nucleare
ma adesso c’è una canzone
e il cielo quasi terso
e la tizia senza naso con qualcosa in mano
e sto per uccidervi tutti
giuro che faccio cinque passi indietro
giuro che mi alzo e grido fino a sputarvi addosso
il mio romanzo inutile
con quattro soldi da conservare
e le mie sopracciglia da far partire, accigliare
sbuccio una banana triangolare che alla fine
sembra un’enorme cartina
poggiata su di occhio di vetro
genialità, lascia in pace Queneau
E TU TIRA SU COL NASO INVISIBILE
CON UN CEROTTO PER TUTTA LA FACCIA
E LE BAMBINE DAGLI OCCHI BIONDI A GRIDARE
A SCONVOLGERSI
CHE NESSUNO SI MUOVA!
SONO EBOLA E DISTRUZIONE!
Urla la crepa.
SONO EBOLA E DISTRUZIONE.