Venti Zero Uno

tra le diciotto e le venti morirò
due ore di lividi lunari
la notte proverò un fastidio
vi vedrò maschere d’acqua
che innaffiate i vostri giardini
con parole che mi commuovono

-metteva le mosche nei bicchieri
coltivava fiori
sanguinava alle feste popolari
ogni tanto moriva
e quando moriva scriveva-

mi cambieranno nome
sarò presto ingoiato da formiche educate che mi festeggeranno
finirò sugli alberi
starò di fianco al tempo
intatto come un osso
preciso
sordo
secco

inventerò bugie
che scriverò di notte
sui tovaglioli di carta
mentre qualcuno dorme al posto mio

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