Ti sarai acceso l’unico sigaro dell’anno
e io avrò fatto due tiri
avrò guardato il bordo della foglia di tabacco
illuminarsi di un tramonto ubriachissimo
ti sarai concesso il tuo addio a quarant’anni di fumo
che sono macchine rovinate nella piazzetta
e nonna che t’alzava per i polsi
e i segni dei suoi denti con un grande
bulbo oculare piantato sui pezzi di pane e acqua
negli angoli delle puttane
ti sarai steso magrissimo con le costole appuntite
sotto le coperte per farti mezz’ora di sonno in più
per poi cominciare a correre sotto un’enorme pioggia sconosciuta
e la piuma dei bersaglieri che ora tengo tra le mie penne finite
e Adele sul tuo petto a due anni, con le manate degli spettri sopra al muro finto
della prima casa mai comprata
e la fuga in piena notte,
si sarà messo a pisciare davanti a tutti con una vergogna di orgoglio segreto, Birillo,
e avrà cercato di mordere qualcosa con gli occhi vitrei
e io lo avrò accarezzato, Sei proprio diventato vecchio, amico mio
avrò giocato a carte con uno strano senso di nausea e sesso invisibile sulle dita
e i fuochi delle sei del mattino mi avranno resa purpurea e china sopra Baudelaire
per cercare sempre il mio interminabile e assoluto Kief, che tengo tra le mani
-con le sue spalle e la sua carne e la meravigliosa poesia del banale e dell’originale-
avrò toccato il mio stomaco pienissimo e bevuto un litro d’acqua e buttato via proprio niente
e col fumo del sigaro per tutta la cucina -aperto e modesto come i Mangiatori di patate-
saremo stati poveri e ricchissimi
e io avrò fatto due tiri
avrò guardato il bordo della foglia di tabacco
illuminarsi di un tramonto ubriachissimo
e sarà stato Natale,
senza nessun Cristo da far nascere.