A VERBALE (rap in 4/4)

Il caffellatte
preso alle sette
con le ciabatte
non troppo caldo non troppo zuccherato
il ginocchio
che a volte fa cilecca
a ruotarlo all’interno il vezzo
di contare i gradini delle scale
la testa piegata di lato come il grano
quando è in ascolto la gioia
che sale
dal centro dello stomaco come un bruciore
come un liquore l’ottimismo
insensato al mattino il sapore
di Francia dei film fino al ‘60
le masturbazioni
sull’orlo del sognare
pensando a quelle gambe nel nylon
di calze color carne ormai fuori produzione
proponimenti e giuramenti
l’acidità che viene a bere bianco
a cena il fischio tra i denti
imparato da bambino l’alito
al risveglio il contorcersi
del labbro a trattenere il pianto
sia messo agli atti sempre sia fissato
fotografato che nulla mai nulla
mai di trascurabile sia trascurato.
Si passi a un altro.
Gli scatti nel sonno
il ricordo indelebile del nonno
le vacanze in Toscana
in carovana
dentro le macchine come una fiumana
tenendo in guardia un’età affamata
sotto una pineta brulicante arroventata
il giornale
del mattino
gli occhi nel vuoto bevendo
il cappuccino la commemorazione
rievocazione
di quella discussione in cui avevi
ragione…

 

E comunque
una volta io ho visto i delfini
saltare nel tramonto a pochi metri
dalla riva
tu eri con me trattenevamo il fiato
poi siamo andati via
e non ne abbiamo più parlato.

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