C’è l’irresolutezza nel frattempo
a macerare squame esposte
alla luce della partenza.
C’è l’occhio stretto
come vicolo distratto
dal quale fuoriescono
i miei antenati, ostinati
a difendere l’ossa sul fronte dei balconi.
C’è un centro dove sostano diversità,
accettazioni di svaligiati sorrisi,
catenelle alle porte spalancate,
non si sa mai che qualcuno possa penetrare
ciò che vuole crescere nel buio.
Ci sono gatti, gatti ovunque,
su tetti e casonetti
a pranzare sul proscenio della storia.
Sono lunghe distanze a unire
chiusure di un muro sul mare,
spirito che traspare limpido
nella breve parentesi di terra e sale.