violini

Sono ancora diga
a contenere il flusso giallognolo
che imperversa nelle mie sponde,
lo sono perché negare allo scorrere
di infatuarsi della discesa
sarebbe brutale.
Già è tanta la crudeltà
che attende il passo falso
sulla lama.

Chi acclama spesso bisbiglia
ed io urlo, voglio urlare tanto
da sentirne l’eco.

Ma qual è il senso della contingenza
se i violini suonano cemento
anziché l’aria che fermenta?

Ma dico,
è tutto così chiaro fra i corpi celesti,
non c’è l’umido a setacciare
il cosmo di cui siamo intrisi.

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