Vittorio Sereni / Caffè Letterario

Le mani

Queste tue mani a difesa di te:
mi fanno sera sul viso.
Quando lente le schiudi, là davanti
la città è quell’arco di fuoco.
Sul sonno futuro
saranno persiane rigate di sole
e avrò perso per sempre
quel sapore di terra e di vento
quando le riprenderai.

 

3 Dicembre

All’ultimo tumulto dei binari
hai la tua pace, dove la città
in un volo di ponti e di viali
si getta alla campagna
e chi passa non sa
di te come tu non sai
degli echi delle cacce che ti sfiorano.

Pace forse è davvero la tua
e gli occhi che noi richiudemmo
per sempre ora riaperti stupiscono
che ancora per noi
tu muoia un poco ogni anno
in questo giorno.

 

Azalee nella pioggia

Maturità scoppiante dei colori,
fu vostra la grazia dell’aria
nel lume di primavera. Ora si turba
lo splendido fervore.
Ma se il lago riaccenna al sereno
tra i canti d’una gita
sul mondo scampato ai temporali
le più bianche s’illudono d’eterno.

 

Nebbia

Qui il traffico oscilla
sospeso alla luce
dei semafori quieti.
Io vengo in parte
ove s’infolta la città
e un fiato d’alti forni la trafuga.
Chiedo al cuore una voce, mi sovrasta
un assiduo rumore
di fabbriche fonde, di magli.

E il tempo piega all’inverno.
Io batto le strade
che ai giorni delle volpi gentili
autunno di feltri verdi fioriva,
i viali celesti al dopopioggia.
Al segno di luce si libera il passo
e indugia l’anno, su queste contrade.

S’illumina a uno svolto un effimero sole,
un cespo di mimose
nella bianchissima nebbia.

 

Terre rosse

Il tuono spazia un rumore
di cavalli lanciati sui monti;
sui muri degli orti
tempo d’acqua che torna, randagio.
Il sonno intorba i pagliai,
il silenzio cresce nel petto.

Dopo lo scroscio la terra è rossa,
nei dorsi di rupe
il sasso si stria.
E il fango è un tramonto
che tutto l’anno ci dura negli occhi.

( da Frontiera, Milano, 1966)

Vittorio Sereni nasce a Luino nel 1913. Si laurea a Milano in Lettere nel 1936 con una tesi su Guido Gozzano. In questi anni scrive su diverse riviste ed entra in contatto con poeti e artisti a lui molto vicini per idee e interessi: fra le sue amicizie più illustri ci sono Luciano Anceschi, Giancarlo Vigorelli, Leonardo Sinisgalli, Alfonso Gatto e Salvatore Quasimodo. La lettura delle opere di quest’ultimo eserciterà un forte influsso sulla sua opera poetica. Altre influenze significative gli verranno da Gozzano, Ungaretti e Saba. Negli anni successivi, all’attività di scrittore e di poeta affianca quella, apprezzatissima, di traduttore. Muore nel 1983 per un aneurisma. Nella sua poesia, motivi ermetici, esistenzialisti e crepuscolari vengono elaborati in modo del tutto personale, a raccontare l’essere umano nella sua inesorabile condizione di prigioniero in un mondo spesso lontanissimo ed incomprensibile. Tra le sue raccolte più celebri si segnalano Frontiera (1941), Diario d’Algeria (1947) e Gli strumenti umani (1965).

Donatella Pezzino

(Immagine: “Passeggiata a Palermo” di Aurelio Catti)

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