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L’elica che vortica
è la Celere dal cielo
(Che insiste sulle teste)
Che monitora a ronzio penetrando sottopelle gli sciami di sciopero di metà novembre
‘Gli elicotteri dannati, l’emicrania è colpa loro.’
‘Celerino è..’ : dall’alto continuo a fiato pesante affannoso sul collo,
il controllo.
L’elica che vortica, è la Celere dal cielo.
Lei sta di là in bagno, a carezzarsi le gambe di paraffina,
ad avvolgersi intingersi
di idrocarburi solidi
perché la coscia sia liscia,
sia morbida al morso,
ma è il petrolio che l’avvolge,
le sorride, lei sorride,
mentre le blatte più nere si riproducono nell’ombra,
mentre il cielo riecheggia dell’elica continua.
Il polpaccio lo palpa cosparso di crema:
sa di buono, sprizza pesca,
emana fresco di fiero silicone.
Tanto il petrolio lo risucchia la pelle,
a lui piacerà, “ma quel fumo da lontano…”
Poco tempo, oramai, per acconciare i capelli:
si appresta a bruciarli di ferro rovente
mentre il fuoco brucia altrove
a fare opache carrozzerie fiammanti
a sfilacciare nelle fiamme le anatomie
di chilometri accumulati
mentre i cavalli sfumano
e le ossa si avviano a marcire.
L’elica che vortica, è la Celere dal cielo, che controlla
che il ventre resti colmo,
ma i resti organici gridano da terra
e l’inguine liscio può farsi soddisfatto.