Mi pesa quest’aria che affetta le guance,
e la luna
la luna a mezza vita
scioglie il mezzo intero che sono.
Non ti parlo più della luna
della sua patina bianca
della gara continua
a chi ti baciava più pelle
a chi ti riempiva di più scosse la schiena.
Tu nel tuo letto
io nel mio
spogliamo ogni notte
una margherita nera.
Ti ho visto
l’ultima volta
un giorno di maggio settembrino,
ti ho tenuto le mani,
ti ho seminato del fiore bianco della luna bianca:
nascerà una notte di giugno,
tra venti dita.
ph.: Alexis Mire