” Cerco di disegnare una terra
con un parlamento di gelsomini
con un popolo schiavo del gelsomino
le cui colombe si addormentino sul mio capo
i cui minareti piangano nei miei occhi.
Cerco di disegnare una terra
che sia amica della mia poesia
e non si intrometta tra me i miei pensieri
nella quale non marcino gli eserciti
sulla mia fronte “
Tratto da – Raffigurazione del tempo grigio – Nizar Qabbani, poeta siriano
Così
trascino via i piedi
dalla mia terra:
mestruo e piaghe
a tatuare
lastricati forestieri.
Del corpo,
sapresti la reclusione
che batte nel petto
e il sudore a colare
sulle traverse.
Negli occhi
l’infanzia,
che mima un gioco
con le nuvole.
Se solo fossi parte
della mia lacrima
la troveresti
appesa ad un recinto
come un vagito
accovacciato
a cui è vietato l’orizzonte.
Così
un lembo damascato
sbriciola la scheggia
della sposa del deserto
a mentire l’alba.