Uscendo

Mi smarrisce questa stanza mattinale
la sua frantumata babilonia
il brulicare di stoviglie irte
di posate.
Sale fin qui
su dal cortile il clangore
differenziato del vetro
che si aggiunge ad altro vetro,
persistono gli odori di una sera
esausta tra le sere.
Ma c’è una tazzina del servizio buono
sopravvissuta chissà come
alle sorelle, il cucchiaino inclinato
verso destra
che è la parte verso cui pieghi la fronte
quando giri lo zucchero ed un’altra
accanto dove si prosciuga un fondo
scuro, quello che lascio io
mentre ti guardo.
Chi è stato qui ritornerà.
È solo questa la promessa
che tiene ogni cosa nell’attesa.
È questo
il filo d’aria che sorregge i muri.

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