Chissà dove sono ora quelle ore
latrate come conati dalla bocca
Perse e poi ritrovate bavose ore
Che Vi risparmio i nervi tesi
Vi risparmio la dolce caduta
Il vostro Idolo sgombro, vi risparmio
La dissolvenza di neve candida e assassina
sbiadita come il guaito del cazzo del mattino
L’autunno è prossimo, lucido come smeriglio
lucido come la pece, opaca sfocatura di me
Sulla fronte e sulle braccia in attesa di fori
L’autunno prossimo, l’autunno alla speranza
Respirato e sospirato autunno in scivoloni
della mente parassita, della mente atrofizzata
Autunno che è pomolo e cardine, benedetto alla porta
d’inverno, benedetto alle porte di tutti
Gracile cinguettio di primavera defunta
fottuta e prigioniera e stuprata
dal monsone che mi giunge
E vento, salmodiato pisciato vento
culo all’aria di frescura
odio senza rancore
notte senza timore
Memorie perdute
di quelle maledette ore