La mia stazione

la mia stazione è un dove _alquanto aperto ed incognito_condotto d’acqua e di parole_ed è un quando ed è un perché_ad altissima quota
olio che mi combina i giorni sulle le tue calme colline sulle mie piene mani di pane
una pioggia che mi fa l’abisso e poi mi fa i coriandoli del carnevale
perché guardarti negli occhi è mangiarti è berti e farti la festa
che ci arrivi prima di me sempre alla mollica e al succo tu
e mi tiri il soggetto dai piedi e l’oggetto anche da questa e quella maschera
e mi cammini piano nelle mie nuvole d’arte con i tuoi aerei sonnambuli
che ci farei una scena con le tue molte danze tra i denti
tu che mi tieni alle labbra un sorriso vergine di luce
e mi bevi velocissime poetiche dell’amore che si coltiva dici con la lingua e col piede

è forse un come
altissimo di parole infiammabili sulle mie dita oscene
un completo fumè di coprolìti
scolpiti nel mio sorriso di sale
perché dici
il mondo è una fiera di vani congegni: e me lo tengo stretto il mio medioevo di frasi lunghe che mi camminano addosso
che stiamo qui a scegliersi un posto in questa vita
ti dico:
che è come scriversi sopra una mano
che ti ho trovata sotto una calda pampa argentina
e ti ho tenuta in bocca
ieri oggi
mia fiera
mia luna di partenza

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