Abbiamo un cumulo di carte nel cassetto
incroci combinati in lettere morte
tarli e saggezze
Non abbiamo cassetti abbiamo chiavi
duplicati di stelle incendiarie
Sono chiavi le notti
fiale intere di specchi
e queste pazze scaglie preghiere
di vetro e ossa
di plastica e sangue
abbiamo alberi ai piedi
e sculture di pane alla bocca e camminiamo
su fogli di luna erratica
non visti eppure
riveduti
lampi sugli archi tesi alla parola invasa e sola sterminata noia
-equilibristi
in bilico sui fili elettrici
pronti a invecchiare domani
a non invecchiare mai
lingue del vivere senza saper sapendo
e corpi d’acqua
Invece
s’invecchia sempre
con palmi stretti
e colli di camicia larghi
con tremiti alle ginocchia e dita impastate
a cercare nei tasti
fossili sillogismi
cataloghi di retorica
settenari impazziti
endecasillabi in fibre di gesso
nulla che sia vedibile da un occhio
appena in tempo a non morire
prima d’aver trovato
l’ultima chiave
l’ultimo crucco
l’ultimo verso avamposto