Arava bianchi prati

c’è una parte che viene, sembra, dal vento, che non so dove inizi:
per esempio quando sei felice. Là finisce gennaio, sfiori la neve.
Allora io ti parlo di un lontano inverno dove toglievi la polvere ai rami
e ti riservo una finestra da quest’occhio che ti sia leggera fioritura il ricordo
di un odore di ardesia e albicocco
quando i bambini ti salivano sui piedi e tu piangevi il figlio per ogni gessetto spezzato.
-Alba pratàlia aràba- ripetevi, e non indovinavi il bianco
che un po’ alla volta ti copriva le parole
e il colore che avrebbe avuto agli occhi
e il suono della voce.

Ora è così sottile l’aria,
tu scrivi sempre poesie di treni che si perdono
e notti piene di cesarei e aliti sui vetri e scrivi e cancelli col maglione i nomi
che più avresti voluto
e fuori c’è una luce che non so dove inizi
ed è un sussurro che galleggia nel tempo: come quando mi guardi senza occhi
e senza parole dici:
-guarda come finisce bene questa pioggia.

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