vaticini

spappolato da dodici curve di ghiaccio in un bicchiere
scrivo tutto il senzasenso che vi leggo
legato piedi e polsi a un nulla che mi trattiene
prolifico di rutti e immaginette sacre
scarpe bagnate e gola secca
come gli occhi, bruciati dal vento
quanto suona strano
scoprirsi un po’ normali
quanto suona strana
la debolezza mia

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