e se

Se voi mi foste noi a cominciare dalle ringhiere
che talvolta è lecito attraversare a morsi vi parlerei
di quelle forbici atte a tagliarmi quando sono burro
davanti ai figli lasciati al mare, direi di come il tempo
le nasconderà alle dita se troppa la fatica nel ricomporsi

se avessi le parole senza sembrarmi acqua a perdere
vi mostrerei le mani dei bambini sporche di terra
le bocche in germoglio e gli strumenti, tutti
di cui avranno bisogno per questo mondo da aggiustare
con la perizia e la pazienza del vecchio pescatore
quando l’alba attraversa gli strappi del cuore e delle reti

ditemi del bivio che ha diviso le anime e i fiori
della bellezza del verso prima di conoscere la carta
incompiuto e spinto dalle cose. fosse una pietra
o il movimento impercettibile della tenda
a farlo nascere, della pietà per la poesia virtuale
nata sulla tastiera senza un graffio di matita

come un uomo senza infanzia o la minestra poco densa
come un secchiello rosso a dire estate dove è la nebbia
a lanciare i dadi

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